Lessicografia della Crusca in rete

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MOCO
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MOCO.
Definiz: Sost. masc. Sorta di pianta baccellina; lo stesso che Levo o Rubiglio. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 482: Ottimo è che si dia loro (ai colombi) di molte ragion granella mescolate, si come grano, fava minuta, moco, cicerchia, veccia, ec.
Esempio: Esop. Fav. S. 50: Trovò apparecchiato da mangiare e mochi e cicerchie e fave ed altri legumi.
Esempio: Vill. M. 171: Le fave lire tre lo staio, e cosi i mochi e le vecce.
Esempio: Domin. Gov. Fam. 77: E il rio che vi truovi, pietre, mochi, veccia, loglio o polvere, da te il rigetta.
Esempio: Alam. L. Colt. 5, 163: Così trall'acque Lo poni a macerar, là dove infusa Del vil moco vulgar farina aveste.
Esempio: Legg. Band. C. 9, 26: Che per tutto il dì 25 d'agosto prossimo futuro abbino effettualmente sgombrato, e condotto tutti i loro grani, fave, veccie, mochi, orzi, vene, spelte, scandelle che avessino e si trovassino sotto lor potere, ec.
Esempio: Magazzin. Coltiv. 72: In alcuni luoghi alla fine di questo mese (di dicembre) si semina per gli anguiilari delle viti lupini, mochi e veggioli, ed al maggio poi si vangano.
Esempio: Manett. Mem. Frum. 111: L'ervo ervilia di Linneo, o sia ervo del Mattioli, i di cui semi volgarmente da noi si dicono mochi, in franzese ers.
Esempio: Lastr. Agric. 1, 77: In alcuni luoghi, verso la fine di ottobre, si seminan lungo le viti lupini, mochi o veggioni, ec.
Esempio: Ridolf. Lez. Agr. 2, 38: I ceci, le lenti, i mochi e le cicerchie possono seminarsi prima dell'inverno e durante il medesimo, giacchè tollerano il rigore dei nostri freddi.
Definiz: § I. Figuratam., per Piccolissima cosa, Un nonnulla; onde Non curare checchessia un moco, si disse per Non stimarlo niente; e Non valere, o montare, un moco, per Non contare un zero. –
Esempio: Canig. Ristor. 45: Questi non curan lor onore un moco, Ma con parole cuoprono i difetti.
Esempio: Bocc. Filostr. 5, 32: Ed i sogni e gli augurj, a che le genti Stolte riguardan, non montano un moco.
Esempio: Pucc. A. Centil. 80, 16: S'apprese il fuoco Al Ponte Vecchio, e ventidue magioni D'artefici arse, e non camparo un moco.
Definiz: § II. Avere l'occhio, o gli occhi, ai mochi, Tenere, e simili, l'occhio, o gli occhi, ai mochi, Aver cura ai mochi, valgono proverbialmente Star molto attento anche alle più piccole cose, per non esser gabbato o messo in mezzo. –
Esempio: Pataff. 10: Gli occhi a' mochi non ebbi io nell'osso.
Esempio: Pulc. L. Son. 20: E di' ciò che tu vuoi, ch'i' ho tanto riso, Ch'i' scoppio, e nondimen tien gli occhi a' mochi.
Esempio: Ambr. Cofan. 4, 1: Anzi mi persuado ch'una trappola Sia per rubar questi danari a Bartolo; Che gli avverrà se non hanno ben l'occhio A' mochi, chè oggi di per tutto piovono I bari, e truffatori.
Esempio: Bus. Lett. 74: Ma bisogna di costà avvertire che il fratello del Bettino abbia cura ai mochi, perchè aranno letta la mia costì, e quel Ristoro ha il diavolo addosso.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 3, 6: Ma zitti intanto, e lesti, e gli occhi a' mochi.
Esempio: Lipp. Malm. 10, 30: E ch'egli ha sempr'all'uscio gli occhi a' mochi.
Esempio: Not. Malm. 2, 761: Ha sempre all'uscio gli occhi a' mochi. Bada sempre, osserva, sta vigilante con gli occhi verso l'uscio, per iscappare. E diciamo a' mochi, e non all'altre biade di maggior valore; perchè essendo i mochi cibo proprio de' colombi, sono da essi più che l'altre danneggiati, quando sono di poco seminati; e però è necessario aver l'occhio e badare con più attenzione a' mochi, che all'altre biade.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 389: E gli occhi a' mochi La maniera proverbiale vale: Aver cura di non esser gabbato.